La funzione “Active Listening” su smartphone si riferisce ad una tecnologia che consente al dispositivo di ascoltare continuamente i suoni circostanti, anche quando non si sta utilizzando attivamente un’applicazione.
Negli ultimi tempi, la suddetta funzionalità ha suscitato crescente interesse, ma anche preoccupazione. In particolare, le recenti affermazioni di Cox Media Group -CMG- hanno riacceso il dibattito, sollevando interrogativi sulla protezione della privacy e la sicurezza dei dati personali.
Active Listening: il caso Cox Media Group
Cox Media Group – azienda statunitense attiva nel settore del marketing – ha recentemente promosso un servizio chiamato Active Listening. Il servizio in questione permette di rilevare conversazioni rilevanti attraverso smartphone, smart TV e altri dispositivi grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Tramite questa funzionalità, l’obiettivo dichiarato è quello di garantire alle aziende locali di indirizzare le loro campagne pubblicitarie in maniera più efficace, basandosi sui dati vocali raccolti dai dispositivi degli utenti.
In particolare, l’Active Listening sfrutterebbe i microfoni dei dispositivi per raccogliere dati vocali personali, che verrebbero poi analizzati per generare pubblicità su misura, basate sulle parole chiave pronunciate dagli utenti. Questo metodo ha suscitato notevoli preoccupazioni riguardo alla privacy, poiché suggerisce che le conversazioni private potrebbero essere intercettate e utilizzate a scopi commerciali.
Nonostante alcune aziende abbiano cercato di rassicurare gli utenti, le dichiarazioni di CMG hanno riaperto il tema, sollevando molteplici dubbi.
Pertanto, la tecnologia dell’Active Listening potrebbe compromettere la riservatezza delle comunicazioni personali.
Active Listening in relazione al GDPR
L’Active Listening sui dispositivi – in relazione al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati – GDPR – dell’Unione Europea – solleva questioni rilevanti riguardo alla raccolta, all’elaborazione e alla protezione dei dati personali degli utenti.
Il GDPR è stato istituito per garantire che le aziende e i servizi che raccolgono dati personali rispettino determinate regole per salvaguardare la privacy degli utenti. Il GDPR impone alle aziende di avere una base legale per trattare i dati, come il consenso esplicito dell’utente, il quale deve essere informato in modo chiaro e trasparente rispetto all’utilizzo dei propri dati vocali.
Dal punto di vista della privacy, il problema principale è il bilanciamento tra l’efficienza del servizio e la protezione dei dati personali. Gli utenti devono essere informati chiaramente quando il loro dispositivo raccoglie e memorizza dati vocali, e devono dare il proprio consenso esplicito.
Inoltre, le aziende devono tenere in considerazione i principi del GDPR, tra cui il principio di minimizzazione dei dati (ovvero la raccolta di solo ciò che è strettamente necessario), al fine di garantire la sicurezza delle informazioni raccolte.
La trasparenza sull’uso e la gestione dei dati è fondamentale per mantenere la fiducia degli utenti, specialmente in un contesto dove la raccolta costante di informazioni può essere percepita come una violazione della privacy.
In conclusione l’Active Listening, sebbene offra numerose funzionalità utili, deve essere gestito con grande attenzione per rispettare i requisiti del GDPR. Gli utenti devono essere chiaramente informati su come e quando i loro dati vocali vengono raccolti e devono avere il controllo completo su tali dati. Le aziende, dal canto loro, devono garantire che la raccolta e l’elaborazione di tali dati siano giustificate, sicure e conformi alle norme europee sulla protezione dei dati.