Smart TV e Privacy: la tua TV può spiarti? Tutto quello che dovresti sapere.

Secondo due studi distinti e non smentiti, le televisioni di nuova generazione di diverse marche trasferirebbero dati personali degli utenti ad aziende come Netflix, Google e Facebook, anche se l’utente non è abbonato ad alcun servizio.

 

Non solo TV

Si parla di apparecchi (non solo televisori, ma anche stick HDMI e set-top box) realizzati da Samsung, LG, Roku e Amazon, scoperti a trasmettere dati di geolocalizzazione e indirizzi IP a realtà come Netflix e altre aziende operanti nel mercato dell’advertising. Un’ulteriore analisi della Princeton University ha individuato in alcune applicazioni compatibili con i dispositivi Roku e con i modelli Fire TV di Amazon del codice responsabile dell’upload verso Google di dati utili a identificare l’utente in modo specifico. In altre occasioni l’invio ha come destinazione Facebook.

 

I casi Amazon e Netflix

Mettendo insieme le informazioni da milioni di utenti, Amazon può potenzialmente farsi un’idea piuttosto chiara sulle abitudini dei proprietari di smart TV e dei dispositivi “intelligenti” domestici. Può per esempio sapere quando si è in casa, quando sono utilizzati di più i dispositivi e con quale frequenza.

Amazon può naturalmente ottenere direttamente queste informazioni dai sistemi che vende con il proprio marchio, come Fire TV ed Echo, ma secondo i ricercatori può ottenere informazioni analoghe dai dispositivi prodotti da altri, e che per funzionare si appoggiano ai suoi servizi cloud.

Nel caso di Netflix, stando a quanto emerso, le informazioni sono spedite anche se l’utente non è abbonato alla piattaforma. Dagli stessi studi si apprende inoltre che smart speaker e foto-videocamere caricano altre informazioni sui server di aziende note come Microsoft e Spotify.

È bene precisare che la pratica non costituisce per forza di cose una violazione della privacy: può infatti essere indispensabile per la corretta erogazione dei servizi multimediali fruiti dall’utente, ad esempio quelli di streaming. Quest’ultimo, però, non sempre ne è consapevole.

 

Cosa ne pensano Amazon, Google e Facebook?

Ovviamente le repliche non si sono fatte attendere, e i tre colossi hanno spiegato le ragioni percui questi dati vengono usati, e come:

“Le informazioni ricevute da Netflix dalle Smart TV non provviste di abbonamento si limitano alle modalità di visualizzazione e alle performance di Netflix sullo schermo. Non riceviamo alcuna informazione relativa ad altre applicazioni o alle attività condotte sulla Smart TV. ” (Netflix)

“Così come gli altri editori, gli sviluppatori di applicazioni per le Smart TV possono utilizzare i servizi di Google per l’advertising al fine di mostrare inserzioni insieme ai loro contenuti o per misurare le performance delle campagne. A seconda delle preferenze espresse dall’utente e al consenso fornito, l’editore può condividere con Google informazioni simili a quelle impiegate per le pubblicità nelle app e sul Web. A seconda del produttore del dispositivo e di chi possiede l’applicazione, i dati inviati a Google possono includere la localizzazione, la tipologia del device e ciò che l’utente sta guardando all’interno di una specifica app, così da poter mostrare advertising personalizzato.” (Google)

“È comune per dispositivi e applicazioni inviare dati a servizi di terze parti integrati in essi. Questo può, ad esempio, includere l’invio di informazioni a Facebook da parte di un’app per creare un’interfaccia di Login o per mostrare il pulsante Like.” (Facebook)

 

Samsung e il televisore “spione”

Gira su Internet una voce inquietante: “I televisori Samsung ci spiano. O, meglio, ci ascoltano”. La voce è stata alimentata da una nota della stessa Samsung pubblicata nella propria politica sulla privacy.

Nel paragrafo dove si parla della funzionalità di riconoscimento vocale di cui sono dotati gli apparecchi si legge “Siete pregati di tenere presente che se le vostre parole pronunciate [verso il telecomando n.d.r.] includono informazioni personali o altre informazioni sensibili, tali informazioni faranno parte dei dati catturati e trasmessi [dall’apparecchio] a terzi tramite il vostro uso del Riconoscimento Vocale“.

Le smartTV di Samsung sono televisori di ultima generazione che offrono agli utenti la possibilità di collegarsi a Internet, navigare sul web e scaricare applicazioni da un’apposito app store. In modo del tutto simile a smartphone e tablet, questi apparecchi sono dotati del controllo vocale: l’utente può cioè eseguire alcuni comandi parlando con la TV invece che utilizzare il telecomando.

 

La TV registra tutto quello che dico? Facciamo chiarezza.

Il sistema di Samsung funziona così: c’è un primo microfono nel televisore che non registra e non trasmette comandi; serve soltanto per i comandi più semplici (“alza il volume”, “metti su Focus TV”). È sempre attivo.

C’è poi un secondo microfono posto sul telecomando che deve essere attivato con un tasto sul telecomando stesso o sul televisore. Registra i comandi più sofisticati (“trovami un bel documentario di natura”, “consigliami un bel film di fantascienza”) e li trasmette ai server di Samsung via Internet.

Nei server di Samsung, potenti algoritmi software analizzano il messaggio, lo interpretano semanticamente e inviano la relativa risposta, sempre via Web, al televisore che si comporta di conseguenza, per esempio cambiando canale o suggerendo un programma.

Il funzionamento è esattamente lo stesso degli assistenti vocali presenti negli iPhone (Siri) e nei telefonini Android.

Ovviamente se – mentre impartiamo i comandi alla TV schiacciando il tasto dei comandi vocali – parliamo anche di altro, tutto ciò che diciamo viene captato dall’apparecchio e inviato verso i server di Samsung. Queste parole, frasi eccetera non vengono interpretate come comandi, ma vengono comunque analizzate.

 

Chi ha accesso alle registrazioni? E perchè?

Secondo quanto si legge nel testo sulla privacy che accompagna i televisori, Samsung si riserva il diritto di registrare e trasmettere tutte queste parole (comandi vocali e conversazioni di contorno) a una società esterna che potrebbe anche convertire il parlato in testo scritto.

L’obiettivo dell’azienda è quello di analizzare il modo in cui gli utenti utilizzano il controllo vocale delle TV per affinarlo e renderlo sempre più preciso. Insomma, insieme a “alza il volume” o “cambia canale” Samsung potrebbe analizzare anche “alza tanto il volume” per rispondere in modo più puntuale.

È bene sottolineare infatti che perché questo accada la funzione di riconoscimento vocale deve essere attivata dall’utente (schiacciando un pulsante) e la smart TV deve essere connessa a Internet.

L’utente, come si legge nelle istruzioni dei televisori Samsung, può comunque disabilitare quando vuole la raccolta dei dati relativi al riconoscimento vocale dalle impostazioni dell’apparecchio (anche se in questo modo non potrà più utilizzare la funzionalità in maniera interattiva).

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