“Crazy Train” – Ozzy Osbourne – Governance a rischio deragliamento: quando la trasformazione corre più veloce dei controlli.

Di Emanuela Gotta, Digital Generalist | Marketing & Communication Manager | Privacy Manager | UX-oriented Project Manager | Formazione, contenuti e presales per il settore tech & GRC presso Compet-e.

 

Prefazione – In memoria di una leggenda

Questa edizione speciale di Risk ’n’ Roll è dedicata a Ozzy Osbourne, icona assoluta dell’heavy metal, scomparso il 22 luglio 2025. Con la sua voce inconfondibile e il suo spirito ribelle, Ozzy ha attraversato generazioni e generi, lasciando un’impronta indelebile sulla musica e sull’immaginario collettivo.

Crazy Train“, il suo primo singolo da solista dopo l’era Black Sabbath, è diventato simbolo di disobbedienza, smarrimento e visione distorta del progresso – ma anche di un grido di risveglio.

Proprio da questo brano parte la nostra riflessione sul tema della governance organizzativa e dei rischi del cambiamento non governato. Perché anche le aziende, come i treni impazziti, possono deragliare se non sanno dove stanno andando.

 

Tutti a bordo (senza biglietto)

Nel mondo frenetico dell’impresa moderna, è sempre più frequente assistere a processi di trasformazione aziendale guidati dall’urgenza, dalla moda o dalla pressione del mercato. Intelligenza artificiale? Subito. Digitalizzazione? Domani è tardi. ESG? Purché lo si scriva nella relazione annuale.

E allora tutto “sembra funzionare”… finché qualcosa deraglia.

“Mental wounds not healing, life’s a bitter shame…”

Questa è la condizione di molte organizzazioni che inseguono l’innovazione senza aver prima messo in sicurezza le basi: ruoli, responsabilità, accountability, controllo e gestione del rischio.

E intanto il treno corre.

“I know that things are going wrong for me…”

È così che si finisce per trasformare l’innovazione in un rischio sistemico.

 

La velocità che inganna

“Crazy Train” racconta proprio questo: l’ansia collettiva, la corsa cieca, l’illusione di muoversi nella giusta direzione mentre tutto intorno sembra perdere coerenza.

La trasformazione è spesso vissuta come un’opportunità, ma ogni cambiamento, per quanto promettente, porta con sé un rischio intrinseco.

Molte aziende, lanciandosi verso l’IA, il cloud, o i nuovi standard ESG, lo fanno senza prima interrogarsi su elementi fondamentali: chi ha la responsabilità delle scelte? Con quali criteri si valuta il successo? Come si monitorano gli impatti? Chi segnala un problema prima che diventi irreparabile?

La governance, in questi casi, non è solo una buona pratica. È condizione minima di sopravvivenza.

Il D.Lgs. 231/2001 lo dice chiaramente: senza un Modello Organizzativo efficace, non solo non si prevengono i reati, ma l’ente ne risponde. Lo stesso vale per la NIS2: le organizzazioni sono chiamate a dimostrare una gestione attiva e consapevole dei rischi cyber, con responsabilità in capo ai vertici.

A questo si aggiunge il principio di “accountability” del GDPR: non basta dire di proteggere i dati, bisogna dimostrarlo, documentarlo, tracciarlo. La trasformazione non è più libera da vincoli: è tracciata, monitorata, giudicabile.

In uno scenario così complesso, la direzione aziendale deve smettere di essere passeggera e diventare macchinista.

 

Il deragliamento è scritto

Quando i processi si moltiplicano, le tecnologie si integrano e i dati si spostano sempre più velocemente, un errore piccolo può diventare una frana.

Arriva l’attacco informatico che blocca i sistemi. Il reclamo di un dipendente ignorato che si trasforma in scandalo. La violazione non segnalata che scatena una sanzione da milioni. O, peggio, la decisione presa senza un comitato, senza verifica, senza allineamento.

E allora il “crazy train” deraglia davvero. Non solo nei bilanci, ma nella cultura interna, nella fiducia dei clienti, nel valore percepito dall’esterno.

“I know that things are going wrong for me…”

È in questo momento che si scopre se i sistemi erano reali o fittizi, se le policy erano strumenti vivi o fogli nel cassetto.

 

Rimettere il treno sui binari

La buona notizia è che si può cambiare rotta. Rimettere il treno sui binari non significa frenare il progresso, ma dotarlo degli strumenti per arrivare a destinazione in sicurezza.

Non si tratta di rallentare, ma di governare la velocità.

Occorre costruire una governance che sia parte integrante della strategia:

  • Promuovere una cultura del rischio, dove ogni nuova iniziativa è accompagnata da una valutazione concreta delle vulnerabilità.
  • Coinvolgere in modo chiaro e strutturato l’alta direzione, non solo come approvatore, ma come promotore di responsabilità.
  • Abbandonare la logica dei silos: compliance, ICT, legal, operations, ESG devono dialogare e convergere.
  • Valorizzare il whistleblowing, i controlli interni, la formazione continua come strumenti di allerta e protezione.

La trasformazione, quella vera, è un viaggio. Non un salto nel vuoto.

“Crazy, but that’s how it goes” – non dev’essere la regola.

 

Ogni progresso senza controllo è solo follia

Ozzy ci urla che stiamo correndo, ma forse non stiamo capendo dove. Lui ha sempre rappresentato il caos creativo, la ribellione e la voce fuori dal coro, ma persino il suo “crazy train” ha una destinazione.

Nel business, come nella vita, la vera forza è saper rallentare per capire, per scegliere, per assumersi responsabilità. Governare un’organizzazione oggi significa accettare la complessità, e costruire processi solidi che permettano di affrontarla con lucidità.

Non è follia sognare. È follia non prevedere i rischi del proprio sogno.

 

***

Hai fatto deragliare le regole, reinventato il suono e dato voce al disordine.
Ora il tuo treno ha cambiato binario.
Buon viaggio, Ozzy. Keep riding that Crazy Train.

Condividi

Contattaci

Compila il form qui sotto e ti ricontatteremo al più presto.

A quali prodotti / servizi sei interessato?

Richiedi una demo

Compila il form qui sotto e ti ricontatteremo al più presto.

A quale prodotto sei interessato?