“Anch’io disattivo” su Facebook: un pericolo per la consapevolezza della privacy nel digitale

La diffusione su Facebook riguardo alle nuove regole di privacy di Meta ha creato è un vero e proprio disastro in termini di consapevolezza sulla privacy e sull’utilizzo corretto dei servizi online.

Molti esperti, nonostante sorridano di fronte alla credulità di coloro che cadono nella trappola del “disattivo” o del “rifiuto del consenso alle foto”, sottolineano l’urgenza di una maggiore consapevolezza digitale in Italia.

La catena di Sant’Antonio che circola su Facebook in risposta alle nuove regole di privacy di Meta, secondo cui sarà richiesto un abbonamento a pagamento per evitare la profilazione pubblicitaria, ha suscitato sorrisi ma dovrebbe invece destare preoccupazione.

Il post virale che circola su Facebook avverte gli utenti di una presunta imminente introduzione di nuove regole da parte di Meta, richiedendo loro di copiare e incollare un messaggio per negare il consenso all’utilizzo delle proprie foto. Tuttavia, è importante sottolineare che questo post è completamente privo di fondamento.

In altre forme, il messaggio comincia con un “Anche io disattivo” e si rifiuterebbe l’addebito per l’abbonamento Facebook.

Anch’io sto disattivando! Così ora lo stanno facendo, appena annunciato su Channel 4 News. Facebook addebiterà a tutti gli utenti a partire da lunedì. Puoi fare un’opt-out facendo questo. Tieni il dito su questo messaggio e copialo. Non si può condividere. Non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account, anche tutte le mie foto sono di mia proprietà e NON di Facebook”.

Le nuove regole di servizio di Facebook, in realtà, riguardano l’introduzione di un abbonamento a pagamento per evitare la visualizzazione di annunci pubblicitari. Questo aggiornamento è in linea con i tentativi dell’Unione Europea di regolamentare l’utilizzo commerciale dei dati degli utenti. È fondamentale capire che gli utenti che scelgono di non abbonarsi non saranno obbligati a farlo e nulla cambierà per loro.

Il rischio associato a catene di messaggi malevoli come questa va oltre la semplice disinformazione. Esse possono esporre gli utenti a tentativi di phishing mirati, con messaggi che cercano di convincere gli utenti a seguire link dannosi o a condividere informazioni sensibili.

Gli esperti avvertono che la consapevolezza e la responsabilità sono essenziali per proteggere la privacy online. Diffondere informazioni false danneggia non solo la credibilità individuale, ma può anche compromettere la sicurezza digitale. In un’epoca in cui la tecnologia è onnipresente, educare sé stessi e gli altri diventa un passo fondamentale per navigare in modo sicuro nel mondo digitale.

 

Privacy a pagamento su Meta: dibattito sulla monetizzazione dei dati

Con una nota del 30 ottobre 2023, Meta ha annunciato una nuova opzione per gli utenti: pagare per mantenere la privacy o acconsentire a essere oggetto di marketing personalizzato, ovvero profilazione.

La decisione di Meta di offrire questa alternativa solleva diverse questioni giuridiche, soprattutto in Europa, dove le norme sulla protezione dei dati personali sono rigorose (Reg. UE 679/2016). Sebbene la scelta di business di Meta possa sembrare legittima, è fondamentale esaminare le possibili implicazioni legali.

 

Il Paywall della Privacy

L’opzione di pagamento per mantenere la privacy non è una novità introdotta da Meta. Abbiamo già assistito, ad esempio, all’utilizzo di paywall su siti di notizie online, che chiedono agli utenti di accettare i cookie per accedere gratuitamente ai contenuti. Tuttavia, l’applicazione di un modello simile alla privacy alza interrogativi sul rispetto delle norme europee sulla protezione dei dati personali.

Il Garante della Privacy ha già avviato un’indagine sull’eticità di questo approccio, poiché sembra mettere in discussione il concetto stesso di privacy come diritto inalienabile.

 

Il Principio della Privacy by Default

L’art. 25 del GDPR sottolinea il principio della “privacy by default“, secondo il quale non dovrebbe essere svolto alcun trattamento di dati personali oltre a quello strettamente necessario. Dal momento che la profilazione è alla base dei servizi social di Meta, sorge la questione se il modello di business attuale possa mai conformarsi a questo principio senza un cambio radicale.

L’avvocato Enrico Pelino ha definito la “profilazione by default” come l’ossimoro della “data protection by default“, mettendo in luce la sfida di rispettare questo principio nei modelli di business attuali.

 

Il Trattamento Legittimo dei Dati

L’art. 6 del GDPR stabilisce le basi giuridiche per il trattamento dei dati personali. La profilazione richiede il consenso, che, per essere valido, deve essere libero e revocabile. Tuttavia, l’attuale modello di business di Meta sembra mettere in discussione la libertà di questo consenso, poiché acconsentire sembra essere l’unico modo per accedere ai servizi senza pagare.

 

L’Incerto Futuro della Privacy e le Considerazioni Finali

In conclusione, la questione centrale è se sia lecito offrire agli utenti l’alternativa tra pagare per mantenere la privacy e concedere il consenso per la profilazione. La risposta, sebbene dipenda dall’interpretazione delle leggi esistenti, sembra mettere in discussione la natura stessa della privacy come diritto inalienabile.

Non si tratta solo di una questione legale, ma anche di una riflessione sulla percezione della privacy nella società moderna. La protezione dei dati personali e la privacy non dovrebbero diventare un privilegio per chi può permetterselo, ma rimanere un diritto universale.

In un mondo in cui la tecnologia è onnipresente, è fondamentale promuovere la consapevolezza e la conoscenza per consentire a ciascuno di fare scelte informate sulla propria privacy digitale. La discussione su questi temi è essenziale per plasmare un futuro in cui la privacy sia rispettata e accessibile a tutti.

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