Google cancellerà la localizzazione di chi visita le cliniche per l’interruzione di gravidanza

Saranno eliminati in automatico i dati di chi si reca in centri dedicati alla Ivg negli Stati Uniti.

Ma ci sono ancora enormi passi da fare per assicurare la privacy delle informazioni mediche.

 

Google eliminerà automaticamente i dati di posizione di chi visita cliniche per l’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. L’accesso a questi dati da parte delle autorità potrebbe infatti comportare conseguenze legali, dopo che la sentenza della Corte Suprema ha di fatto cancellato il diritto all’aborto nel paese.

Oltre alle cliniche abortive, Google cancellerà anche i dati relativi alle visite a centri per la fecondazione assistita. consultori, centri per la disintossicazione, per la perdita di peso, per la chirurgia estetica e rifugi contro la violenza domestica.

Le nuove policy in materia di privacy sono state annunciate in un post sul blog della compagnia pubblicato venerdì. Entreranno in vigore nelle prossime settimane.

La decisione arriva in seguito a numerose pressioni da parte della società civile e di gruppi attivisti. Il timore è che i dati di posizione raccolti da Google e da altre aziende Big Tech possano essere utilizzati dalle autorità giudiziarie o dalla polizia contro persone che cercano modi per interrompere una gravidanza.

Nell’era digitale, questa decisione apre le porte alle forze dell’ordine e ai cacciatori di taglie privati alla ricerca di grandi quantità di dati di comuni cittadini“, ha raccontato ad Associated Press Alexandra Reeve Givens, presidente e ad del Center for Democracy and Technology, un’organizzazione non profit attiva sul fronte dei diritti digitali. Anche Alphabet Workers’ Union, un sindacato interno alla compagnia, ha chiesto che i dati personali relativi alle scelte riproduttive venissero cancellati.

Negli Stati Uniti, la privacy medica è protetta da una legge del 1996, la Health Insurance Portability and Accountability Act.

La legge federale, tuttavia, riguarda soltanto le cartelle cliniche conservate dai medici, non i dati ottenuti da terze parti.

Le forze dell’ordine americane hanno già utilizzato in passato una tecnica controversa nota come geofencing: richiedono cioè accesso ai dati di tutti i dispositivi presenti in un determinato momento in un’area specifica.

 

Google è stata la prima compagnia di Big Tech a rispondere pubblicamente alle polemiche di questi giorni.

La decisione riguarda però solo i dati di posizione.

I dati sulle ricerche effettuate non saranno cancellati in automatico.

Anch’essi sono potenzialmente utilizzabili in procedure legali.

La polizia statunitense utilizza infatti la keyword reverse search – richiede ai motori di ricerca come Google di fornire i dati su tutti gli utenti che hanno cercato una particolare espressione sul web (che potrebbe essere ad esempio “clinica abortiva vicino a me”).

Insomma, l’iniziativa di Google, per quanto sia una risposta ad alcune delle preoccupazioni più pressanti, non risponde alla necessità di un cambiamento sistemico e generale delle leggi sulla privacy negli Stati Uniti: al momento, infatti, non esiste una legislazione unica che regola la confidenzialità dei dati personali e dei consumatori nel paese.

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