Bimbi più importanti della privacy – Apple sotto attacco: ecco cosa sta succedendo

Dopo la decisione di abbandonare il progetto a tutela dei bimbi, la Apple è stata duramente attaccata.

 

Una delle problematiche più pressanti emerse in questi anni sul web è quella relativa alla condivisione di immagini pedopornografiche.

La diffusione di simili immagini è purtroppo un fenomeno rilevante che le autorità, sebbene facciano il possibile, non riescono ad arginare del tutto.

Al fine di proteggere la sicurezza dei bambini, lo scorso anno Apple aveva presentato un nuovo software il cui compito era quello di scansionare gli iPhone alla ricerca di immagini illegali.

Una volta trovate foto e video di pedopornografia già condivise sul web e note alle autorità, il software avrebbe inviato una segnalazione alle autorità, denunciando di fatto chi possedeva simili immagini salvate sul dispositivo.

Una volta comunicata l’esistenza del progetto, l’azienda californiana è stata attaccata da un gruppo di cittadini americani.

Questi infatti hanno accusato Apple di voler violare la privacy degli utenti, dunque di andare contro ad uno dei principi sanciti dalla legge.

Le polemiche hanno quindi spinto l’azienda ad accantonare il nuovo software e della sua implementazione sui dispositivi non si è più parlato per diversi mesi.

La polemica si è riaccesa nel mese di luglio in Inghilterra.

Il capo del dipartimento di sicurezza britannica ha infatti contestato l’idea di implementare un simile strumento di ricerca e segnalazione su dispositivi privati. A preoccupare non è la finalità per cui il software è stato pensato, ma la possibilità che questo venga utilizzato in modo improprio da un governo o da degli hacker, alla ricerca di contenuti politici controversi.

 

Apple sotto attacco: i bambini hanno la priorità sulla privacy

Dopo la presa di posizione da parte del capo del servizio di sicurezza britannico, il professore Hany Farid, esperto di analisi di immagini che lavora all’Università di Berkley, ha espresso la propria idea su tutta la questione.

Questo ritiene che l’idea di un simile strumento di protezione dei bambini sia da portare avanti e che Apple abbia sbagliato a metterlo in standby: “Le polemiche sono giunte da un gruppo relativamente piccolo di persone. Io credo che la maggior parte della popolazione avrebbe detto ‘Certo, mi sembra perfettamente ragionevole’, ma già un piccolo ma rumoroso gruppo ha messo pressione su Apple e Apple si è sottomessa in maniera codarda a questa pressione”.

Per Farid il tema della protezione dei bambini dalla pedopornografia è un argomento da affrontare con determinazione e con mezzi il più possibile efficaci e ritiene che non solo Apple, ma tutti i giganti tech dovrebbero permettere l’utilizzo di simili software: “Io penso che avrebbero dovuto mantenere la loro posizione e dire: ‘Questa è la cosa giusta da fare e noi la faremo’. Io sono fortemente convinto che non solo Apple dovrebbe fare questo, ma anche Snap e anche Google, tutti i servizi online dovrebbero farlo”.

Per il professore di Berkley, insomma, la privacy in questo caso dovrebbe essere messa in secondo piano, poiché la tutela dei bambini dovrebbe essere al primo posto: “Io sostengo che questo è, nei fatti, il miglior equilibrio tra la tutela dei bambini e quella della nostra sicurezza e della nostra privacy”.

 

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