Hai mai desiderato vedere le tue foto prendere vita, magari animate con musica o suoni ambientali? Ora è possibile, grazie alla nuova funzionalità introdotta da Google Gemini, l’assistente AI avanzato dell’azienda di Mountain View.
Ma se da un lato questa innovazione promette di rivoluzionare la creatività quotidiana, dall’altro solleva non poche preoccupazioni sul fronte della privacy.
Animazioni AI: la nuova frontiera dell’immagine statica
La novità consiste nella possibilità di trasformare una semplice immagine statica in un breve video di otto secondi, completo di animazioni ed effetti sonori generati dall’intelligenza artificiale. Tutto ciò è reso possibile dal motore Veo 3, in grado di elaborare comandi vocali o testuali per animare oggetti, scene o paesaggi. Basta caricare una foto, descrivere cosa si desidera vedere in movimento… e il gioco è fatto.
Il risultato è un contenuto visivo coinvolgente, ideale per la condivisione sui social o per arricchire i propri ricordi digitali, senza la necessità di saper usare software di editing.
Tecnologia per pochi: chi può accedere alla funzione
La funzione, però, non è ancora per tutti. È riservata agli utenti paganti dei piani Google AI Pro e Ultra, e presenta alcune importanti limitazioni:
- Esclusi i minori di 18 anni.
- Non disponibile per account scolastici o aziendali.
- Non accessibile agli utenti dello Spazio Economico Europeo, Regno Unito e Svizzera.
Inoltre, la creazione dei video è soggetta a un limite numerico: una volta raggiunta la soglia massima, sarà necessario attendere un reset oppure eseguire un upgrade del proprio piano.
Creatività sì, ma a quale costo?
Accanto all’entusiasmo per le potenzialità creative, si fanno strada legittime domande sul trattamento dei dati personali. Caricare una foto — magari di volti, ambienti familiari o momenti privati — implica che l’immagine venga elaborata da sistemi di intelligenza artificiale.
Ma cosa succede a questi dati dopo la generazione del video?
- Le immagini vengono conservate?
- I comandi vocali sono registrati?
- I contenuti generati vengono usati per addestrare nuovi modelli di AI?
A oggi, Google non ha fornito risposte dettagliate su questi aspetti. Ed è forse anche per questo che la funzione è, per ora, stata esclusa nei paesi soggetti al GDPR – Regolamento europeo per la protezione dei dati personali.
Un passo in avanti… con cautela
La funzione “foto in video” rappresenta un ulteriore tassello della strategia di Google nel campo dell’AI creativa, affiancandosi a strumenti come Flow (per la produzione cinematografica) e Doppl, l’app per “provare” vestiti digitali su avatar animati.
Tuttavia, l’innovazione non può prescindere da garanzie sulla privacy. In un’epoca in cui l’AI entra sempre più nella sfera personale degli utenti, è fondamentale stabilire confini chiari, trasparenti e rispettosi dei diritti fondamentali