Gestione del rischio o speranza di pescare una carta favorevole? – LATO B

Di Tonio Di Domenico, Senior Sales Manager presso Compet-e.

Questa è la seconda parte anzi è il lato B del precedente articolo che trovate qui.

Se siete capitati qui per caso vi consiglio di leggere prima il lato A dell’articolo dove ho cominciato a parafrasare il significato dei testi di uno dei miei dischi preferiti reinterpretandolo in ambito Risk Management.

 

LATO B

The turn of a friendly card

Il lato B del disco è interamente occupato dalla suite ‘The turn of a friendly card’ omonima dell’LP ed è di fatto una raccolta di 5 brani di cui il primo e l’ultimo sono musicalmente identici come a rappresentare il ciclo senza fine del gioco d’azzardo (ma anche del Risk Management).

The turn of a friendly card – part 1

Il testo del brano descrive didascalicamente l’ambiente tipico di un casinò ed il comportamento dei giocatori. Tutti sperano in una vincita che cambi una vita dura e sfortunata (And they think it will make their lives easier, For God knows up ‘til now it’s been hard). Ma il destino dei giocatori non è nelle loro mani ma in quelle della sorte simbolizzato dall’aspettativa di pescare una carta favorevole (But the game never ends when your whole world depends, On the turn of a friendly card).


Non realizzare una solida gestione dei rischi in azienda vuol dire mettersi esattamente nella stessa situazione di uno giocatore di azzardo sprovveduto o ormai completamente dipendente dal gioco. Alcun rischi esogeni sono inevitabili e non sono sempre gestibili per cui occorre essere pronti ad affrontarne le conseguenze nel caso si materializzino. Invece tutte le iniziative endogene di business dovrebbero sempre essere basate su una attenta analisi dei rischi che, appunto, non faccia affidamento sul ‘pescare una carta fortunata’ per determinarne il successo.

The turn of a friendly card – Snake eyes

“7 – 11” ovvero un gioco d’azzardo con i dadi, la rappresentazione per antonomasia della casualità ed imprevedibilità degli eventi. Nel brano parla in prima persona il giocatore che continua a giocare e, se anche perde, chiede ancora un’altra possibilità per provare a ribaltare le sorti e lasciare il casinò da vincitore (Just one minute more, give me just one minute more, It’s gonna be alright, Just one minute more, then I’ll walk right through that door).


Si ripropone di nuovo il tema già trattato in I don’t wanna go home. Un’organizzazione deve essere in grado di avere meccanismi di sicurezza (come il salvavita nei circuiti elettrici) che scattano quando il rischio si è materializzato ed ha cominciato a produrre i suoi effetti al di sopra della soglia di tolleranza. Non ha senso cercare di ribaltare la situazione, cercare ancora di recuperare gli effetti dell’evento avverso. Occorre mettere l’organizzazione al sicuro e ‘attraversare la porta di uscita’.

The turn of a friendly card – The ace of swords

Il secondo brano strumentale del disco. L’atmosfera musicale è medioevale e rimanda alla copertina del disco dove una vetrata tipica delle cattedrali gotiche ha la forma di una carta da gioco. Anche in altre parti dei testi del disco la ‘casa da gioco’ viene rappresentata come una cattedrale profana dove i giocatori si rifugiano per cercare di soddisfare le proprie aspettative di vincita contro la sorte.

The turn of a friendly card – Nothing left to lose

Finalmente il momento della consapevolezza sembra essere giunto (ma sarà veramente così?) poiché la voce narrante sembra dire al giocatore perdente che ormai non c’è più niente da dire o da fare (Nothing’s good, the news is bad, You should turn away, ‘Cause there’s nothing more to say, You’ve got nothing left to lose). Tuttavia, non tutto sembra essere stato vano. Aver rischiato ed aver perso al gioco ci ha fatto capire come cambiare noi stessi per diventare più saggi (You read the book, you turn the page, You change your life in a thousand ways, The dawn of reason lights your eyes, With the key you realise To the kingdom of the wise).


Questo accade anche alle organizzazioni perché non sempre le cose vanno per il verso giusto. Oggi è di moda dire “O vinci o impari”. Non si è potuto impedire che il rischio si materializzasse o non si è riusciti a minimizzare le conseguenze dell’evento avverso. Tuttavia in queste situazioni le organizzazioni hanno l’opportunità di imparare dall’esperienza negativa e mettere in piedi tutte le azioni di miglioramento che permetteranno di affrontare al meglio le sfide future.

The turn of a friendly card – part 2

Il disco termina con lo stesso brano con il quale era cominciato il lato B dando un senso di circolarità. Abbiamo il medesimo tema musicale ma con un messaggio decisamente pessimista: la lezione di saggezza di Nothing left to lose sembra essere svanita in fretta. Ci sono persone che rimangono bloccate in questo circolo vizioso e non trovano la via di uscita per sottrarsi al rischio del gioco (There are unsmiling faces in fetters and chains, On a wheel in perpetual motion, And they think it will make their lives easier, But the doorway before them is barred).


Purtroppo per il giocatore il gioco non finisce mai quando il suo intero mondo dipende da una carta favorevole. Le imprese invece hanno il dovere (anche per il proprio ruolo sociale e di responsabilità verso tutti i propri stakeholder) di non affidarsi alla buona sorte. Un solido processo di Risk Management non solo aiuta a definire i rischi che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi strategici, operativi, finanziari, di conformità. Permette all’organizzazione di razionalizzare il livello massimo di tolleranza al rischio, definire le possibili contromisure di mitigazione/trattamento e, in definitiva, di avere sempre la possibilità di ‘lasciare il gioco’ prima che sia troppo tardi.

 

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